GALLERIA - FORZE ARMATE ITALIANE     
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                                                            * IL RISORGIMENTO ITALIANO *
               

 

 RIS 077.JPG   Le Cinque Giornate Di Milano - Museo del Risorgimento Milano

  

 RIS 018.jpg  Le Cinque Giornate Di Milano - Art.Baldassarre Verazzi - Museo del Risorgimento Milano 

                             INSURREZIONE ITALIANA DEL 1848

 Il popolo milanese insorse il 18 marzo dopo il rifiuto del governatore austriaco a concedere delle riforme, combatterono sulle barricate per cinque giorni contro 20000 soldati austriaci arrivati in città sotto il comando di Radetzky (Le Cinque Giornate Di Milano). La rivolta era guidata da un Consiglio dove spiccavano Carlo Cattaneo ed Enrico Cernushi. Il 22 marzo gli austriaci abbandonarono Milano perché la rivolta stava per infiammare il Lombardo Veneto e rischiavano di rimanere isolati. Le forze di Radetzky si ritirano nelle fortezze di Verona, Mantova, Legnago e Peschiera chiamate il Quadrilatero.

Nel frattempo il 17 marzo i veneziani insorsero armati con le armi prese all’arsenale della città, ed in Piazza San Marco innalzarono le bandiere del Tricolore e del Leone Marciano di Venezia. Gli austriaci andarono via il 23 marzo e fu proclamata la Repubblica Veneziana di San Marco instaurata da Daniele Manin e Nicolò Tommaseo appena liberati dal carcere politico. Manin eletto presidente dichiarò che la rivoluzione veneta era solo il primo passo alla fusione graduale della nostra Italia in un solo tutto. Il 5 luglio il governo provvisorio votò l'annessione al Regno Sabaudo.

Sorsero governi provvisori in altre città e i duchi di Modena e Parma scapparono via. In Austria l’Imperatore abbandonò Vienna per il riaccendersi delle contestazioni.

Analizzata la situazione in generale, Re Carlo Alberto decise il 23 marzo di attaccare l’Austria andando incontro ai desideri di tutti gli italiani. Era la Prima Guerra d’Indipendenza. Le truppe piemontesi varcarono il Ticino con il tricolore sormontato dallo scudo sabaudo, entrarono a Milano e proseguendo verso il Mincio si scontrarono vittoriosamente a Goito, Monzanbano e Valeggio. In aiuto del Piemonte, sotto pressione popolare e per opportunità politica, il Granducato di Toscana inviò 7000 uomini tra soldati e volontari, Pio IX 7000 soldati e 10000 volontari e il Re delle due Sicilie 16000 soldati e delle navi in difesa di Venezia. I piemontesi vinsero a Pastrengo (30 aprile) ma persero a Santa Lucia (6 maggio). Radetzky ottenuti i rinforzi, non riuscì a realizzare la manovra che si era preposto grazie all’imprevisto intervento di 5000 volontari toscani che riuscirono a fermarlo a Curtatone e Montanara tra il 29 e 30 maggio. Il 30 maggio Carlo Alberto sconfisse gli austriaci a Goito ed entrò a Peschiera. Nelfrattempo Modena, Piacenza, Parma e Reggio insorgono e chiedono l'annessione al Piemonte. I lombardi con un plebiscito votano l'anessione al Piemonte il 29 maggio. L’Austria risentita aveva minacciato uno scisma a Pio IX che allora ordinò alle sue truppe di ritirarsi. Anche Re Ferdinando II, approfittando di una contestazione a Napoli iniziata il 15 maggio, ordinò alle sue truppe di rientrare. Tra il 29 maggio e il 4 luglio i governi delle città insorte avevano decisero spontaneamente l’annessione al Piemonte. Le sorti della guerra  stavano cambiando in quanto i Piemontesi non seppero sfruttare adeguatamente il momento favorevole dovuto alla crisi viennese dando tempo prezioso agli austriaci di ottenere altri rinforzi. L’11 giugno 1848 l’Austria conquistò Vicenza e con altri nuovi rinforzi rioccupò il Veneto tranne Venezia. A Custoza i piemontesi furono sconfitti tra il 23 e il 25 luglio. Carlo Alberto abbandonò la Lombardia ritirandosi in Piemonte e diede il compito al generale Salasco di firmare l’armistizio il 9 agosto 1848 a Vigevano. A Firenze si era formato un governo provvisorio dopo l'allontanamento del granduca a Porto Santo Stefano il 7 febbraio, con a capo il triunvirato Guerrazzi, Montanelli, Mazzoni. Il 21 febbraio 1849 il granduca Leopoldo II si rifugiò a Gaeta nel Regno delle due Sicilie. Mentre a Roma dopo l'assasinio del ministro Pellegrino Rossi il Papa il 24 novembre 1848 si era rifugiato nella fortezza di Gaeta. Cosicché la Costituente Romana dichiarò il Papa decaduto come sovrano temporale e proclamò la Repubblica Romana il 9 febbraio 1849. La Sicilia impegnò le truppe borboniche nell’ennesima rivolta per l’indipendenza. I siciliani avevano anche offerto la corona della Sicilia a Ferdinando di Savoia Duca di Genova, fratello di Carlo Alberto che rifiutò.

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 Goffredo Mameli dal Canto degl'Italiani 1847 : " Noi siamo da secoli calpesti, derisi, perchè non siam popolo, perchè siam divisi. Raccolgaci un'unica Bandiera, una speme : di fonderci insieme già l'ora suonò.

   Art. Sanesi Repubblica di San Marco Marzo 1848.JPG

             RIS 030.jpg   Le Cinque Giornate di Milano 18 marzo 1848

 

             pastrengo 30 aprile 1848.JPG   Pastrengo Carica dei Carabinieri

 

             RIS 008.JPG      Battaglia di Novara - 1°Guerra d'indipendenza

Il 12 marzo 1849 Carlo Alberto su pressione del governo ruppe l’armistizio e poco dopo, fallite determinate manovre, a Novara il 23 marzo avvenne lo scontro definitivo riportando una pesante sconfitta . Allora Carlo Alberto abdicò in favore del figlio Vittorio Emanuele II ed esiliò in Portogallo a Oporto dove morì pochi mesi dopo. Il 28 luglio fu firmato l’armistizio di Vignale col quale l’Austria oltre a riprendersi i suoi territori in Italia, occupava parzialmente e provvisoriamente parte del Piemonte ed esigeva un’ingente indennità di guerra pari a settantacinque milioni.

Brescia era insorta il 23 marzo ignara della sconfitta piemontese e riuscì a resistere sino all’1 aprile 1849 (Le dieci giornate di Brescia). La rivolta esplose a Piazza Della Loggia per la pretesa austriaca del pagamento di una pesante multa imposta dal Maresciallo austriaco Haynau. Ci fu un grande spargimento di sangue della popolazione dovuto alla dura repressione con cannoneggiamenti, saccheggio finale e l’arresto seguita dalla fucilazione di Tito Speri leader della rivolta. Per queste gesta Brescia ricevette l'appellativo di Leonessa D'Italia.

 Ris 039.JPG    Le Dieci Giornate di Brescia

Persa la guerra dal Piemonte, la Repubblica Romana il 29 marzo fu affidata al triunviro Mazzini, Saffi e Armellini. Le truppe austriache incominciarono a muoversi in Emilia e nelle Marche. Contingenti spagnoli e napoletani marciarono su Roma. La Francia allora mandò un contingente di 10000 soldati che sbarcarono a Civitavecchia. Nel frattempo Garibaldi, rientrato dal Sud America, aveva già combattuto nei pressi di Varese contro gli austriaci durante la prima guerra d’indipendenza e scese a difendere la repubblica romana riuscendo il 30 aprile a sconfiggere i francesi alle porte di Roma. I contingenti borbonici furono sconfitti a Palestrina. I francesi ottennero una tregua che fu un espediente per far arrivare un rinforzo di 20000 soldati. Seguirono diversi combattimenti a Roma come quelli a Villa Corsini, Villa Panphili, Villa Spada ed il Vascello con la morte di tanti patrioti tra i quali Manara, Mameli autore di “Fratelli D’Italia”, Dandolo. Il 3 luglio 1949 cadde la Repubblica Romana e il Papa potè rientrare a Roma sotto la protezione francese.

RIS 022.JPG   2° Republica Romana-Porta San Pancrazio sul Gianicolo Scontro tra Garibaldi  e i francesi 30 aprile 1849  

 Garibaldi cercò di raggiungere Venezia che resisteva all’assedio ma braccato da tutti preferì sciogliere il suo gruppo e assistette alla morte della moglie Anita in un casale presso Ravenna. Nella fuga generale alcuni suoi compagni furono catturati e subito fucilati dagli austriaci. Garibaldì andò in esilio.

  RIS 016.JPG  Museo del Risorgimento Milano  Art. P. Bouvier 1864 - Garibaldi e il maggiore Leggiero trasportano Anita

Gli austriaci erano entrati a Bologna e Ancona. Il Granduca di Toscana rientrato a Firenze con i soldati austriaci, abrogò la costituzione e perseguitò tutti i patrioti. Venezia, messa in ginocchio dall’assedio e da varie malattie come il colera, dovette arrendersi il 24 agosto 1849.

 

  

   

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